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~~ Galleria 5 ~~ il tarocco ed altre carte antiche · pagina XIV · IL HOFJAGDSPIEL |
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pagina IV moderni & di fantasia |
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pagina VI i tarocchi dei Visconti |
pagina VII i tarocchi ferraresi |
pagina VIII il tarocco di Marsiglia |
pagina IX il Tarot de Paris |
pagina X il tarocco di Viéville |
pagina XI le Minchiate |
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pagina XII il tarocchino di Mitelli |
pagina XIII il tarocco di Mantegna |
pagina XV il Hofämsterspiel |
pagina XVI il mazzo di Jost Amman |
pagina XVII il mazzo moresco Italia 2 |
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LA TRADIZIONE DELLE CARTE VENATORIE
Carte venatorie è un termine coniato nel XX secolo per indicare una categoria di mazzi da gioco dalle caratteristiche piuttosto eterogenee per tecnica di esecuzione, dimensioni e composizione del mazzo, ma comunque ben definite, che ebbe diffusione nel mondo germanico nel periodo compreso tra i primi decenni del 1400 e il secolo successivo, durante il quale esse lentamente scomparvero, lasciando il campo ai tarocchi. I punti in comune erano i seguenti. |
asso di Segugi |
re di Falchi |
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Europa centrale, nel '400 (in grigio) e secondo i confini nazionali moderni (blu); il punto rosso indica la città di Basilea, e l'area dove le carte venatorie venivano probabilmente usate è mostrata in rosa |
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La loro origine rimane ammantata di zone d'ombra tanto quanto quella dei tarocchi, se non persino di più. Ma nonostante le profonde differenze con gli altri tipi di mazzi europei, la loro struttura di base, cioè una combinazione di carte numerali e di figure, è sostanzialmente simile, lasciando supporre che anche queste derivino dai mazzi da gioco moreschi. Oggi di carte da gioco venatorie ne rimangono pochi esemplari, ma meglio conservati rispetto, ad esempio, ai suddetti tarocchi; infatti, forse a causa della varietà dei loro semi, e dell'indubbio fascino delle loro illustrazioni, tramontata precocemente la moda dei giochi che vi si praticavano, queste carte finirono ben presto nelle collezioni e nelle raccolte d'arte, già a partire dai secoli XVI-XVII. Gli esemplari più noti sono lo Stuttgarter Kartenspiel ("mazzo di carte di Stoccarda", del 1430 c.ca), il mazzo Cloisters (di origine olandese, con carte di forma ovale, del 1470-85 c.ca), due mazzi del Maestro E.S. (dalle iniziali dell'autore, non meglio identificato, del 1460 e 1463), e ovviamente il Hofjagdspiel ("mazzo della caccia di corte", del 1440-45 c.ca), che viene descritto in dettaglio in questa pagina. |
5 di Richiami |
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UN MAZZO INCOMPIUTOIl Hofjagdspiel in origine si componeva di 56 carte, 54 delle quali ancora esistenti. Fu rinvenuto tra numerosi altri oggetti d'arte conservati nella grande raccolta dell'arciduca Ferdinando I di Tirolo (1529-95). L'inventario di tale collezione lo descrive come "…una serie di carte con segugi, richiami, gru, falchi e uomini seduti a cavallo". Oggi l'originale è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna, in Austria.
lo zoccolo, che era scomparso sotto il risvolto, fu in seguito ridipinto |
Le carte misurano circa 95 x 155 mm. Le illustrazioni furono eseguite in inchiostro su disegni preparatori al carboncino (le cui tracce in alcuni soggetti sono ancora distinguibili), e colorate in parte a tempera e in parte all'acquerello; alcuni sfondi furono poi dorati. Il supporto è costituito da diversi strati di carta pressati assieme, e fissati grazie a "risvolti all'italiana", cioè lembi dello strato posteriore appena più lunghi della carta stessa, che venivano ripiegati e incollati sul davanti, a formare un bordo di color oro che incornicia l'illustrazione; a volte proprio tale risvolto costrinse l'artista a riintervenire sull'illustrazione per completarne i particolari coperti. |
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Le carte si mostrano in ottimo stato di conservazione, considerando che dovrebbero avere oltre 650 anni. Già a prima vista, però, si nota che molte di esse hanno uno o più particolari ancora tratteggiati a penna, e privi di colore: ciò è particolarmente evidente nel seme di Aironi, in cui il colore del cielo, acquerellato, si sovrappone in parte ai volatili, che restano in attesa di completamento. Il mazzo rimase dunque un lavoro incompiuto, ed è verosimile che in queste condizioni non sia stato neppure mai usato. Non presenta infatti quei tipici segni di usura che nelle carte con le quali si è effettivamente giocato sono pressoché costanti. |
4 di Aironi |
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LA COMPOSIZIONE DEL MAZZO
asso di Falchi |
I 56 soggetti del Hofjagdspiel sono divisi in quattro semi, di quattordici carte l'uno. Gli speciali segni che li contraddistinguono sono i Falchi, i Segugi, gli Aironi e i Richiami; quest'ultimi erano accessori la cui forma simulava un piccolo uccello: i falconieri ne tenevano legato uno al polso, per richiamare il proprio falco al termine delle operazioni di caccia, come mostra bene la figura qui a destra. Ogni seme ha carte numerali dall'1 (asso) al 9, prosegue con un soggetto raffigurante uno stendardo col segno del proprio seme, del valore di 10, e culmina nelle quattro figure, che comprendono in ordine gerarchico un fante unter (inferiore), uno ober (superiore), una regina e un re. |
ober di Richiami |
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In tale arcaica struttura si ravvisa un tentativo di combinare le figure più radicate nella tradizione tedesca, cioè i due fanti di grado diverso, con l'elemento femminile, a quell'epoca piuttosto innovativo, che però in Germania non era destinato ad avere grande seguito. In tutte e quattro le figure il rispettivo personaggio è rappresentato a cavallo, o comunque alle prese con un cavallo, parte integrante dello spirito venatorio del mazzo (come verrà detto meglio più avanti). Ad un'attenta analisi non dovrebbe sfuggire neppure lo stendardo, usato al posto del "10" numerico; tale tradizione in Germania andò parzialmente perduta (anche se il 10 ancora oggi si distingue dagli altri valori, essendo indicato col numero romano X), mentre in Svizzera il 10 ha conservato la forma a bandiera. |
10 di Segugi |
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8 di Segugi |
Anche la disposizione dei semi nelle carte numerali colpisce l'osservatore per la complessità delle composizioni: alla distribuzione "classica" ma piuttosto statica dei segni in file e colonne regolari, l'autore ha preferito la raffigurazione dal vivo: l'esempio più lampante è l'8 di Segugi, che mostra una cagna coi suoi sette cuccioli, in ordine sparso e assai più piccoli di lei. Quantunque ciò renda il risultato pregevole sul piano artistico, e certamente innovativo per quell'epoca, paradossalmente va a discapito della praticità, perché con un solo sguardo il giocatore sarebbe riuscito a stento a comprendere il numero di Segugi, o di Falchi, o di Aironi, ecc., e avrebbe probabilmente dovuto contare i segni, uno ad uno, per sincerarsi del valore della carta, priva di alcun indice. Solo nel seme di Richiami, essendo quest'ultimi inanimati, i segni sono disposti seguendo la simmetria classica. |
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LO SCHEMA CROMATICOOltre che per mezzo del proprio segno caratteristico, è possibile riconoscere il seme di ciascuna carta anche dal colore dello sfondo, che tutti i soggetti, tranne le due figure più alte, hanno di un colore specifico: azzurro per i Falchi, rosa per i Segugi, celeste per gli Aironi e rosso per i Richiami. Re e regine, invece, hanno uno sfondo dorato, uguale per tutti i semi.
Si ha quindi uno schema del tipo colore primario (sfondo, accessori) + colore secondario (abiti), che per i Falchi è azzurro + rosa, per i Segugi è rosa + azzurro, per gli Aironi è celeste + giallo e per i Richiami è rosso + verde. Solo nel seme di Aironi gli accessori non sono celesti come lo sfondo delle carte, ma rosa. I dorsi del Hofjagdspiel sono di colore rosso. Tuttavia sei di essi sono rimasti non verniciati; sul dorso di una di queste sei carte, il re di Falchi, l'autore ha tracciato un interessante studio di panneggio (qui a destra), che in seguito sarebbe dovuto sparire sotto la vernice rossa. |
dorso del re di Falchi |
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IL HOFJAGDSPIEL E GLI ALTRI MAZZI VENATORIIn un lungo commentario che la storica dell'arte Ulrike Jenni ha scritto sul Hofjagdspiel, vengono accuratamente confrontati i semi e le figure di questo mazzo con quelli di altri due, altrettanto importanti. Viene così evidenziata una notevole differenza di composizione che le carte venatorie avevano, mettendo in evidenza il mancato raggiungimento di una struttura standard, come invece accadde coi tarocchi, che potrebbe addirittura aver contribuito alla loro precoce scomparsa. Ma il confronto evidenzia anche come la scelta dei loro semi, che a prima vista potrebbe sembrare un dettaglio frivolo e quasi casuale, fosse in realtà molto oculata e rispondente alla tematica specifica di ciascun mazzo.
Nello Stuttgarter Kartenspiel, invece, si hanno come semi Segugi, Cervi, Falchi ed Anatre; la loro composizione, ferme restando le carte numerali dall'1 al 9 e lo stendardo (10), non prevede più quattro ma tre figure: due fanti (unter ed ober) e un re. In due dei semi, però, le figure sono tutte di sesso femminile, e vengono dunque chiamate dama di compagnia inferiore (equivalente all'unter), dama di compagnia superiore (ober) e regina. In questo caso non vi è alcuno schema cromatico, ma emerge una vera e propria divisione in due distinte "cacce": quella in cui i Segugi sono i predatori e i Cervi le prede (popolata di figure tutte al femminile), e quella in cui con i Falchi si va a caccia di Anatre (popolata da sole figure maschili). dama di compagnia di Cervi, dallo Stuttgarter Kartenspiel |
Nel mazzo Cloisters, dall'insolita forma ovale, si torna ad un'unica battuta di caccia con i seguenti semi: Collari, Guinzagli (entrambi riferiti ai segugi), Corni, e Cappi (doppi, verosimilmente usati come trappole per uccelli e piccole prede). Oltre alle carte numerali dall'1 al 10 - anche quest'ultimo valore è espresso coi segni del seme, e non con lo stendardo - sono presenti tre figure a noi piuttosto familiari: un fante, una regina ed un re, come nelle comuni carte da Bridge; in ciò il mazzo Cloisters tradisce un po' la sua origine olandese (più lontana dai modelli dell'Alta Renania) e il suo anno di creazione più tardivo, verso la fine del '400. fante di Cappi, dal mazzo Cloisters |
KONRAD WITZ, MAESTRO DEI PANORAMIOrmai tutti gli esperti concordano che a realizzare le splendide illustrazioni del Hofjagdspiel fu il pittore Konrad Witz, vissuto nella prima metà del '400, tedesco di nascita (compare nei documenti dell'epoca come Maestro Konrad da Rottweil), ma attivo soprattutto a Basilea, città della quale ricevette anche la cittadinanza per meriti artistici. È proprio confrontando lo stile della sua pittura con i soggetti del Hofjagdspiel che si è potuto ragionevolmente circoscrivere la datazione del mazzo ai pochi anni compresi tra il 1440 e il 1445, al termine della sua carriera.
Gli elementi che resero famosa la pittura di Witz sono l'accuratezza dei dettagli, con particolare attenzione al chiaroscuro (ombre, panneggi, ecc.), che riusciva a rendere con precisione quasi fotografica, e i panorami e gli scenari in cui ambientava i suoi soggetti, che divenivano molto più di un semplice sfondo, e che assai spesso avevano una precisa rispondenza geografica con luoghi reali. Nel Hofjagdspiel ciò si percepisce molto chiaramente nei soggetti del seme di Aironi, in cui i volatili sono ritratti probabilmente sulle sponde del lago di Ginevra, le cui vedute sono eseguite con grande realismo. In realtà, dettagli e panorami erano aspetti che miravano entrambi ad un'unico obiettivo: quello di infondere il più possibile alle sue opere la tridimensionalità o, meglio, minimizzare la perdita di realtà del soggetto ritratto, derivante dall'inevitabile passaggio alle due sole dimensioni del quadro. Per vedere due immagini delle sue opere maggiori cliccare sui seguenti link: Madonna con santi, Re Salomone e la regina di Saba. |
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Il virtuosismo di Witz dà ragione dell'estremo realismo di alcune situazioni, colte nel bel mezzo del loro svolgimento, come nel caso dell'unter di Aironi, ritratto mentre monta a cavallo, lasciando a terra la preda uccisa (cioè il segno del seme), o quello di Segugi, intento con fare minaccioso a sgridare il proprio cane (anche qui il segno del seme), perché col guinzaglio ha tagliato la strada al cavallo, impedendogli di procedere. E spiega anche alcune prospettive bizzarre, come quella dello stesso unter di Aironi, che dà le spalle a chi guarda, e della regina dello stesso seme, di cui addirittura non vediamo neppure il volto perché completamente voltata. |
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Benché i mazzi venatori ebbero una diffusione tutto sommato piuttosto circoscritta (non interessarono mai, ad esempio, la Francia, né l'Italia, né la Spagna), rimangono ancora oggi un capitolo fondamentale della preistoria delle carte da gioco europee, anche perché, sebbene sopravvissero appena il breve lasso di tempo di un secolo, influenzarono senz'altro la differenziazione dei segni dei semi, il processo che portò prima la Germania, e poi la Svizzera e la Francia, ad adottare per le carte da gioco locali simboli così diversi da quelli di origine moresca, che invece in Spagna ed in Italia rimasero più simili agli originali. |
unter di Segugi |
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dall'asso di Falchi, particolare del sonaglio legato all'artiglio |
E proprio tra i dettagli di questo mazzo, che Konrad Witz sapeva rendere così bene, troviamo un piccolo ma significativo particolare che sembra profetizzare tale evoluzione, ancora lontana nel tempo: alla zampa dei falchi compare un sonaglio, un accorgimento che consentiva di rintracciare il volatile in caso questo non tornasse dal proprietario, lo stesso oggetto che un secolo dopo sarebbe stato scelto proprio come uno dei quattro segni caratteristici delle carte da gioco regionali tedesche e svizzere. |
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