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il tarocco ed altre carte antiche
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LE MINCHIATE

1ª parte


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altre pagine

pagina I
tarocchi
classici
pagina II
tarocchi
regionali
pagina III
l'ordinamento
dei trionfi
pagina IV
moderni &
di fantasia
pagina V
il Mulûk
wa-Nuwwâb
pagina VI
i tarocchi
dei Visconti
pagina VII
i tarocchi
ferraresi
pagina VIII
il tarocco
di Marsiglia
pagina IX
il Tarot
de Paris
pagina X
il tarocco
di Viéville
pagina XII
il tarocchino
di Mitelli
pagina XIII
il tarocco
di Mantegna
pagina XIV
il
Hofjagdspiel
pagina XV
il
Hofämsterspiel
pagina XVI
il mazzo di
Jost Amman
pagina XVII
il mazzo moresco
Italia 2


uno speciale ringraziamento a Thierry Depaulis per la revisione agli aspetti storici del testo

Le carte usate in questa galleria per illustrare il tradizionale stile delle Minchiate appartengono a due diversi mazzi.
Uno di essi è illustrato con eleganti incisioni, ed acquerellato a mano. Fu prodotto a Firenze nel 1725; sul trionfo numero XXX è presente un bollo che reca la dicitura CARTE DI ETRURIA, donde il nome Minchiate Etruria con cui ora si indica questa edizione. Ne sono note cinque copie, ma solo una di esse è completa. Grazie ai colori ad acquerello, che appaiono anche un po' sbiaditi a causa dell'invecchiamento, le sottostanti incisioni rimangono perfettamente apprezzabili. La moderna riedizione è de Il Meneghello (Italia).

L'altro mazzo di Minchiate è leggermente meno raffinato, con incisioni a xilografia colorate a mascherina, stanpato nel tardo XVIII secolo. Trattandosi di un'edizione più commerciale, un cartiglio sul 4 di Denari ha il testo CARTE FINE ALL LEONE, probabilmente il marchio della fabbrica o bottega, per cui il mazzo è ora convenzionalmente detto Minchiate al Leone. Sul 3 di Coppe si legge CARTE FINE IN BOLOGNA, svelando la località di provenienza.
In questa galleria le didascalie fanno riferimento alle due edizioni rispettivamente come E ed L.





il Bagatto
Con i suoi 41 trionfi e 56 carte dei semi, per un totale di 97 soggetti, le antiche Minchiate, talora dette anche "Minchiate fiorentine" per via della notevole popolarità conquistata nell'area toscana, erano una varietà estesa di tarocco, senza dubbio il mazzo con il più alto numero di carte dell'intero mondo occidentale.
A confronto con le carte moderne, un mazzo così grande non è nemmeno facile da maneggiare, né da mescolare, a causa del suo notevole spessore.
Pochi altri mazzi nel mondo sono (o erano) costituiti da un numero di carte superiore a questo, sebbene molti di questi hanno soggetti che si ripetono, ad esempio le carte cinesi a semi monetari. Solo i mazzi indiani Dasâvatâra Ganjifa sono formati da un maggior numero di soggetti diversi.


ORIGINI DEL MAZZO
La nascita delle prime Minchiate, il cui nome in origine era Germini, sembra risalga agli inizi del XVI secolo, ma questo punto è ancora oggetto di discussione.

Dei Germini si fa menzione in alcune opere del XVI secolo; una scritta da Pietro Aretino è datata 1543, un'altra di un autore anonimo fu scritta dieci anni dopo, ed in entrambi i testi questo tipo di carte viene chiaramente distinto dai tarocchi più tradizionali.
L'esemplare più antico riferibile a questo stile è rappresentato da una serie di tre stampe xilografiche non tagliate, dette fogli Rosenwald (conservate presso la National Gallery of Art di Washington, Stati uniti), i cui fanti di sesso femminile e gli strani cavalieri, per metà umani e per metà animali, sono caratteristici delle Minchiate, come verrà detto più avanti. La datazione di questi fogli è stata valutata attorno al 1500, o poco più tardi.

In ogni caso, le fonti secondo cui alcune carte dipinte da Marziano da Tortona per il giovane duca Filippo Maria Visconti (1392-1447) avrebbero rappresentato il primo mazzo di Minchiate sono da considerarsi inesatte, poiché tale datazione sarebbe certamente troppo antica.

particolare da uno dei fogli Rosenwald:
due fanti (uno dei quali femminile) e due cavalieri


la Morte a cavallo
Dato che molte delle carte contenute in questo particolare tipo di mazzo sono in comune con i ben noti 22 trionfi, ideati circa un secolo prima, è una logica conseguenza considerare le Minchiate come dirette discendenti del tarocco classico.

Nel corso dello stesso XVI secolo la diffusione di questo mazzo cominciò a farsi strada anche fra la gente comune; a quel tempo veniva usato per un gioco di presa conosciuto col nome di Giuoco delle Minchiate.


E - 4 di Coppe, con una
scimmia che fissa sé stessa
Secondo Michael Dummett (in Game of Tarot) esistono sufficienti prove che tanto il mazzo quanto il gioco non fossero conosciuti solo in Toscana, ma anche nell'estremo meridione d'Italia, mentre a nord di Firenze avevano raggiunto la Francia.
Ancora in uso nel XIX secolo, un po' alla volta le Minchiate caddero nel dimenticatoio verso l'inizio del '900. La produzione di queste carte declinò rapidamente, e verso gli anni '30-'40 era completamente cessata. Ora queste carte sono prodotte solo come ristampe di vecchi mazzi, come oggetti da collezione, ma non più da gioco.

L - 3 di Spade, con in basso
la lupa di Roma


L - re di bastoni
Benché il termine minchiate abbia il significato dialettale di "sciocchezze, futilità" (forse con riferimento al fatto che servivano solo come passatempo, un'attività senza alcuno scopo specifico), alcune teorie hanno proposto che queste carte potrebbero essere state impiegate come ausilio didattico, per insegnare ai giovani delle famiglie nobili i primi rudimenti del sapere. Quest'idea si basa sull'osservazione che diversi soggetti dei trionfi appartengono a categorie specifiche (Virtù, Elementi, Segni Zodiacali), su cui a quei tempi si fondava la cultura classica.

L - 4 di Denari
Non esistono documenti scritti nè elementi di prova che possano sostenere tale teoria, la quale è stata proposta anche per i 22 trionfi "comuni" dei tarocchi più antichi (cfr. pagina 1).

I TRIONFI
Questa lunga serie in pratica segue il tradizionale ordinamento di Bologna, cioè con le virtù raggruppate ad un livello basso, e uno scambio di posizione fra il Mondo e il Giudizio, più l'inserimento di diciassette soggetti aggiuntivi nella parte centrale della lista, raggruppati per categorie. Fortunatamente molti di essi (soprattutto quelli non standard) sono chiaramente collocabili grazie ad un numero romano scritto su un minuscolo papiro, ma i loro nomi non vengono menzionati.
Quella che segue è l'intera serie dei trionfi (i soggetti aggiuntivi sono indicati in verde chiaro):

E (a sin.) ed L - il trionfo del Cancro

I
II
III
IIII
V
VI
VII
VIII
VIIII
X
XI
XII
XIII


il Bagatto
il Granduca
l'Imperatore
l'imperatrice
gli Amanti
la Temperanza
la Forza
la Giustizia
la Ruota della Fortuna
il Carro
l'Eremita
l'Appeso
la Morte


XIV
XV
XVI
XVII
XVIII
XVIIII
XX
XXI
XXII
XXIII
XXIIII
XXV
XXVI


il Diavolo
la Torre
la Speranza
la Prudenza
la Fede
la Speranza
il Fuoco
l'Acqua
la Terra
l'Aria
la Bilancia
la Vergine
lo Scorpione

il Matto
XXVII
XXVIII
XXVIIII
XXX
XXXI
XXXII
XXXIII
XXXIIII
XXXV
· · ·
· · ·
· · ·
· · ·
· · ·

l'Ariete
il Capricorno
il Sagittario
il Cancro
i Pesci
l'Acquario
il Leone
il Toro
i Gemelli
la Stella
la Luna
il Sole
il Mondo
il Giudizio



E (a sin.) ed L - il Granduca
Possiamo fare alcune considerazioni a proposito di questa serie straordinariamente lunga.

Mancano La Papessa e il Papa, ma solo il primo dei due soggetti fu sostituito, o forse fu solo rinominato il Granduca. Infatti nonostante qualsiasi riferimento a simboli religiosi sia scomparso, il personaggio del trionfo numero II ha i capelli lunghi, come se in origine fosse stato femminile. Il soggetto numero V invece fu semplicemente abbandonato, causando lo scivolamento indietro di una posizione de gli Amanti.

Nell'edizione delle Minchiate Etruria, l' Imperatrice è raffigurata con sembianze maschili, ed ha la barba; ciò è chiaramente una conseguenza della trasformazione che ebbe luogo a Bologna, per cui tutti i soggetti dal II (la Papessa) al V (il Papa), subirono la conversione in quattro Mori di pari grado, cfr. anche Tarocchi regionali, part 1.
Infatti l'Imperatrice e l'Imperatore delle Minchiate al Leone hanno visi piuttosto abbronzati, se confrontati con l'anzidetto Granduca, proprio come quelle dei Mori nei tarocchi di Bologna dei secoli XVIII e XVIII.
La trasformazione di cui si è detto, cioè la Papessa (personaggio femminile) trasformata in il Granduca (personaggio maschile), segue lo stesso criterio.
Inoltre tutti e tre i personaggi reggono in mano un globo e una scettro identici, e ciò suggerisce che potrebbero aver avuto lo stesso valore.

E (a sin.) e L - l'Imperatrice e l'Imperatore

Le Virtù Cardinali sono raggruppate assieme (VI, VII e VIII); stranamente la quarta Virtù, cioè la Prudenza (mostrata più avanti nella pagina) solitamente ignorata dagli altri tarocchi, fa parte dei soggetti effigiati sulle Minchiate, ma è erroneamente inserita fra le tre Virtù Teologali: Speranza (XVI), Fede (XVIII) e Carità (XVIIII), e dunque con un grado troppo elevato rispetto a quelle Cardinali.
Le Virtù Teologali erano già comparse solo una volta, in uno dei tarocchi più antichi , cioè il quattrocentesco mazzo ora detto "Cary-Yale Visconti" (cfr. i tarocchi dei Visconti).


E - la Forza

L'undicesimo soggetto è l'Eremita, sebbene sia ancora raffigurato secondo l'iconografia ispirata al suo vecchio nome, il Tempo. Un vecchio avanza appoggiato alle stampelle, mentre una clessidra incrociata da una freccia (un particolare molto specifico, presente in entrambe le edizioni) ci ricorda che il tempo vola.
La Ruota della Fortuna, con quattro personaggi, è seguita da il Carro, per cui tutti i trionfi fino a la Torre (XV) non corcordano con l'ordinamento classico, ad eccezione di due soggetti: l'Appeso e la Morte (rispettivamente XII e XIII).

E (a sin.) ed L - l'Eremita

Il primo è raffigurato nell'atto di tenere dei sacchetti di oro con entrambe le mani, proprio come il personaggio del quattrocentesco Tarocco di Carlo VI, che appartiene al gruppo stilistico ferrarese (gruppo C di Dummett), in cui questo soggetto probabilmente veniva ancora chiamato il Traditore. Le monete sono con ogni probabilità il compenso che il personaggio ha ricevuto per il suo tradimento, e che ora, per ironia della sorte, ne fanno aumentare il peso, dunque rendono più aspro il suo supplizio.
l'Appeso: a sin. Tarocco di Carlo VI (Ferrara, 1460-80);
al centro Minchiate Etruria;   a destra Minchiate al Leone
Si noti come nell'edizione delle Minchiate al Leone i sacchetti sono così stilizzati da essere diventati due sfere.


E (a sinistra) ed L - la Torre
Anche il numero XV, la Torre, ancora conserva le tracce di un soggetto ormai estinto, la Saetta: due figure dall'aspetto preoccupato fuggono precipitosamente da un edificio (forse una torre?) a cui in fulmine ha appena appiccato il fuoco.

I numeri dal XX al XIII raffigurano i quattro Elementi, una volta considerati il principio di tutte le cose in natura: Fuoco, Acqua, Terra ed Aria, che non fanno mai parte di altri tarocchi.

E - la Prudenza,
in posizione anomala

Seguono a ruota i dodici classici segni zodiacali, dal numero XXIIII al XXXV; cominciano da la Bilancia e terminano con i Gemelli, secondo un ordine apparentemente casuale, e quindi senza rispetto della sequenza tradizionale.

E - Acqua, uno dei
quattro Elementi
Altri cinque soggetti, detti Arie, non sono numerati, ma procedono secondo l'ordinamento standard dei tarocchi, i.e. i tre a sfondo cosmologico, il Mondo e il Giudizio; quat'ultimi, come già accennato in precedenza, sono in ordine gerarchico invertito. Rispetto agli altri trionfi hanno tutti degli sfondi più chiassosi, di colori diversi (Minchiate Etruria) o di un solo colore (Minchiate al Leone).
I tre soggetti cosmologici hanno personaggi inusuali. In la Stella, una figura maschile a cavallo regge una tazza; probabilmente sta usando il cielo stellato per orientarsi lungo la via. I suoi ricchi abiti e una piccola corona portata sopra al turbante ne indicano un rango elevato, magari uno dei tre Magi, che avrebbero raggiunto il luogo della nascita di Cristo per mezzo di una stella.

L - la curiosa allegoria dell'Aria

Il Mondo è raffigurato secondo lo stile tipico di Ferrara, cioè con una figura celestiale che si tiene in equilibrio sul globo terracqueo, circondato che cherubini soffianti (un'analoga interpretazione ne è anche data dal Tarot de Paris e nel tarocco fiammingo).
E (in alto) ed L (in basso) - le cinque arie: la Stella, la Luna, il Sole, il Mondo e il Giudizio
È interessante notare che per illustrare l'ambientazione de il Mondo ogni produttore sceglieva il panorama della propria città: nelle Minchiate Etruria si riconosce chiaramente la grande cupola del Duomo fiorentino, mentre il dettaglio fondamentale nelle Minchiate al Leone è meno facile da individuare, e consiste nella torre pendente, qui con un'inclinazione davvero esagerata.



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ulteriori riferimenti al tarocco si possono trovare nei siti Trionfi e The Hermitage



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