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INDICE DELLE GALLERIE
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il tarocco ed altre carte antiche
· pagina II ·

TAROCCHI REGIONALI - 2
Milano  ·  Piemonte

1ª parte
Bologna
Sicilia
3ª parte
Svizzera
Francia
4ª parte
Belgio

5ª parte
Germania & Austria
Ungheria
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INDICE DELLE GALLERIE


altre pagine

pagina I
tarocchi
classici
pagina III
l'ordinamento
dei trionfi
pagina IV
moderni &
di fantasia
pagina V
il Mulûk
wa-Nuwwâb
pagina VI
i tarocchi
dei Visconti
pagina VII
i tarocchi
ferraresi
pagina VIII
il tarocco
di Marsiglia
pagina IX
il Tarot
de Paris
pagina X
il tarocco
di Viéville
pagina XI
le
Minchiate
pagina XII
il tarocchino
di Mitelli
pagina XIII
il tarocco
di Mantegna
pagina XIV
il
Hofjagdspiel
pagina XV
il
Hofämsterspiel
pagina XVI
il mazzo di
Jost Amman
pagina XVII
il mazzo moresco
Italia 2



IL TAROCCO DI MILANO

le carte mostrate in questa sezione appartengono ad una recente ristampa
del tarocco italiano di Teodoro Dotti (metà XIX secolo), il cui produttore non viene menzionato,
e alla moderna riedizione del Tarocchino Milanese, di Masenghini, anch'essa ristampa di un originale del 1900 c.ca

Lo stile lombardo è anche detto Tarocchino Milanese per via della forma sottile delle sue carte. A differenza degli stili descritti nella 1ª parte, questo può essere considerato obsoleto, poiché la sola edizione che ne viene prodotta ora è una riproduzione di un mazzo della fine del XIX secolo, stampato originariamente dallo stesso fabbricante. Tuttavia, con queste carte nessuno gioca più.

Lo stile di Milano nacque attorno ai primi dell'800, quando un crescente numero di produttori della città lombarda ricominciarono a stampare nuovamente il tipo di tarocco più conosciuto in Europa a quei tempi (la versione lusso di Gumppenberg mostrata a pagina I ne è uno degli esempi più noti). Nei primi tempi rimase piuttosto fedele al disegno classico, tanto che le prime edizioni avrebbero potuto essere sovrapponibili al tarocco di Marsiglia, se solo i nomi dei trionfi e delle figure fossero stati scritti in francese anziché in italiano. Poi, nel lasso di tempo di un secolo, o anche meno, il suo aspetto grafico venne leggermente semplificato, e perse alcuni particolari tipici dello stile francese meridionale, che erano rimasti pressoché immodificati dagli inizi del '500.
Gran parte degli esempi mostrati in questa pagina sono tratti da un'edizione più antica (1850 c.ca) e da una più tarda (fine dello stesso secolo), così da evidenziare tanto le differenze fra il tarocco milanese e quello "classico" di Marsiglia, che i cambiamenti recati allo stile lombardo dall'evoluzione nell'ambito della sua stessa regione geografica.

fila superiore: edizione di T.Dotti;
fila inferiore: edizione di Masenghini

Il Bagatto ha l'aspetto molto simile al tradizionale ciarlatano, ma il suo grembiule e gli strumenti che ha davanti a sé (una forma da scarpe, tenaglie, un piccolo martello e un lungo ago) rivelano che fu trasformato in un calzolaio, o forse in un ciabattino ambulante.


particolare degli attrezzi
de il Bagatto
L'Imperatrice e l'Imperatore non hanno più lo stemma imperiale dell'aquila nera: i loro scudi gialli non hanno disegno (l'Imperatrice), oppure hanno uno stemma diverso, spesso quello di Milano, oppure mancano del tutto.

Ne la Ruota della Fortuna vi sono solo due figure, una che sale, con sembianze di volpe, e una in cima, un personaggio umano con corona e scettro; la terza, che solitamente scende per effetto della cattiva sorte, in Lombardia venne abbandonata.

la Ruota della Fortuna: notare
l'assenza della terza figura


Uguaglianza
di Dotti

l'Intemperanza
di Masenghini
Anche il trionfo numero XIII, la Morte, raffigurante il tradizionale scheletro nell'atto di mietere vite con la sua falce, è spesso lasciato senza nome (cfr. pagina I), e nell'edizione di Dotti fu persino rinominata Uguaglianza, con riferimento al comune destino dei mortali, tanto dei potenti quanto della gente comune. Tali cambiamenti derivarono forse dalla scarsa simpatia che i giocatori tradizionalmente hanno verso i particolari considerati forieri di cattivo augurio, che quindi vennero rimossi.
I soggetti centrali della serie non hanno molte caratteristiche particolari degne di nota, ma un buffo errore è quello del trionfo numero XIV di alcune edizioni della fine XIX-inizio XX secolo (fra le quali anche quella di Masenghini): la Temperanza si trasformò in ...l'Intemperanza !
Un ultimo cenno riguarda le carte più alte della serie, da la Stella a il Mondo. Poiché questi soggetti hanno una certa relazione col cielo, in molte delle edizioni tarde lo spazio bianco che sovrasta l'illustrazione, cioè il "cielo", venne colorato: spesso in blu, ma giallo od ocra ne il Sole.
Inoltre, i due bambini seminudi davanti ad un muro di mattoni (o di pietre) che si trovano ne il Sole marsigliese, in tutte le edizioni milanesi crebbero di età, divenendo un giovane e una giovane, opportunamente vestiti, mentre il muro rimase al suo posto.
il Sole e il Giudizio: si noti il cielo colorato
nell'edizione di Masenghini


Anche le carte dei semi iniziamente si mantennero fedeli al modello marsigliese, ma continuarono ad evolvere lentamente verso un disegno più stilizzato, molto semplificato nell'edizione di Masenghini, una delle ultime ad essere comparsa sul mercato.
Fra i cambiamenti più evidenti colpisce soprattutto quello del famoso asso di Coppe, che perse la classica forma esagonale e i tipici pinnacoli di gusto tardo-medievale.

(a sinistra)
i cambiamenti sopravvenuti
nell'asso e nel 2 di Denari

(a destra)
due edizioni della metà dell'800:
asso di Denari di Edoardo Dotti;
re di Bastoni di Teodoro Dotti


L'asso di Denari perse la parte centrale, che divenne un cerchio bianco dove imprimere il bollo d'imposta, ma in qualche edizione più antica quest'ultimo veniva stampato fra le gambe del re di Bastoni (come qui a destra); sebbene l'imposta non sia più dovuta, questo spazio si trova ancora oggi nelle carte Trentine, cfr. Stili Regionali, galleria italiana, pagina 4.

Anche il 2 di Denari perse il nastro a forma di S che si avvitava attorno alle due monete, e che nello stile marsigliese in genere recava il nome del produttore, poi riportato dalla stessa carta su cui veniva imposto il bollo.


mutazioni dell'asso di Coppe
I semi di Spade e Bastoni rimasero praticamente fedeli a quelli classici (rispettivamente ricurve e diritti), sebbene a volte venissero introdotti disegni innovativi, come lo strano 5 di Spade mostrato qui a destra, nel quale otto piccole sciabole sono distribuite in modo da rappresentarne quattro lunghe.

Indici espressi in numeri romani venivano ancora usati nelle edizioni più antiche, ma furono gradualmente cambiati in cifre arabe, talora posizionate negli angoli.
Infine, fra i motivi decorativi per riempire gli spazi vuoti, come il "buco" centrale nel 4 di Denari, a volte si trovano particolari curiosi: quello mostrato qui in basso, preso dall'edizione di T.Dotti, raffigura un globo identico nella forma a quello del trionfo il Mondo che appartiene allo stile fiammingo, che a sua volta derivava dalla stessa carta del Tarot de Paris (XVI secolo), cfr. rispettivamente il tarocco fiammingo e il Tarot de Paris.

l'evoluzione di Spade e Bastoni


alcuni confronti tra soggetti della metà dell'800 (T.Dotti) e della fine dello stesso secolo (Masenghini)




IL TAROCCO PIEMONTESE

le carte mostrate in questo paragrafo sono tratte dall'edizione di Modiano


(in alto) il Matto e il Bagatto
Dei tre stili regionali di tarocco ancora esistenti in Italia, quello piemontese è forse la varietà più diffusa.
Contiene le 78 carte tradizionali, essendo derivato dal Tarocco di Marsiglia, sebbene le sue illustrazioni abbiano un'aspetto più rustico, e siano a doppia testa.

il Carro
(in basso) l'Appeso, e il Penduto
nell'edizione di Masenghini

Questo è l'unico tarocco a semi italiani ad avere figure a doppia testa, un dettaglio apparentemente insignificante, ma che però è responsabile di una perdita totale dei particolari della metà inferiore dell'illustrazione; per esempio, non possiamo più dire se il Matto viene ancora morso dal cane, né quanti personaggi girano sulla Ruota della Fortuna, né se la Morte sta mietendo vite con la sua falce, e così via. La Torre è priva di figure umane (che avrebbero dovuto trovarsi alla base), ne la Luna il lago col gambero al centro rimane celato alla vista, e ne il Mondo solo i due simboli più in alto fra quelli del Tetramorfo, l'angelo e il toro, sono ancora visibili, benché ripetuti ad entrambe le estremità della carta.
Per compensare questo effetto, in molti trionfi le proporzioni di particolari importanti, quali il tavolino de il Mago, o i cavalli de il Carro, o la testa del leone ne la Forza, sono deformate o ridotte, così da rientrare almeno in parte nell'area visibile della carta, al di sopra della linea di divisione. L'effetto più curioso è quello de l'Appeso (illustrato qui in alto), le cui sole gambe sono visibili da entrambi i lati; nell'edizione di Masenghini porta però un nome, il Penduto, ancora chiaramente legato a quello del suo progenitore marsigliese, le Pendu.
Per via dello schema a doppia testa, in questo stile non vi sono molti particolari degni di nota; fra i pochi citabili, nell'angolo in alto a destra de il Matto svolazza una farfalla, probabilmente un simbolo di spensieratezza, e allo stesso tempo di libertà. Inoltre il soggetto numero 17, non è più la Stella, bensì le Stelle.
la Torre e il Mondo


asso di Coppe
Nel Tarocco Piemontese, i trionfi hanno numeri arabi, e a differenza di quasi tutti gli altri stili anche la carta del Matto reca il numero 0, quindi ufficialmente apre la serie dei 22 soggetti figurati.

Le carte dei semi sono molto simili allo schema originale, nonostante la loro semplicità; per esempio, il 2 di Denari e il 2 di coppe (in basso a destra) sembrano quelli di qualsiasi tarocco marsigliese tipico. L'unica vera trasformazione è rappresentata dall'asso di Coppe, che in Piemonte perse del tutto l'antica forma verticalizzata a tabernacolo per assumere l'aspetto di un grosso calice dall'alto fusto, riempito di fiori.
asso di Denari e fante di Spade
Le figure, pur fedeli al modello originale, divennero a doppia testa, e un'altra piccola differenza è che i loro nomi sono scritti verticalmente, fatta accezione per i fanti, che sono privi di qualsiasi scritta.

(in alto) 2 di Coppe e 2 di Denari
Un particolare curioso è che tra le figure di Bastoni, il fante ha in mano lo stesso randello lungo e nodoso che porta nei tarocchi marsigliesi, di cui però la maggior parte rimane nascosta perché al di sotto della linea divisoria dell'illustrazione. Nello stesso seme, il personaggio a cavallo ne brandisce uno assai più corto, la donna ne ha uno piuttosto liscio (come nelle carte spagnole), mentre il re non ha affatto un randello bensì una mazza cerimoniale.
Molte delle carte non figurate hanno un indice: in quelle di Denari è all'interno degli stessi segni del seme, ciascuno dei quali è segnato col numero arabo corrispondente, mentre le Coppe ne hanno di analoghi situati negli angoli delle carte.
(in basso) fante e re di Bastoni
I semi lunghi, invece, usano numeri romani, in prossimità degli angoli (Spade) o in posizione centrale (Bastoni).

Un'ultima considerazione riguarda i sistemi dei semi usati in Piemonte.

7 di Coppe e 5 di Denari
Mentre il tarocco piemontese ha i classici semi latini, nello stile regionale locale, cioè le carte Piemontesi, si usano quelli francesi (Cuori, Quadri, Fiori e Picche); entrambi questi schemi sono un retaggio di origine transalpina, che si spiega con la posizione geografica del Piemonte, che confina con la Francia sud-occidentale.

6 di bastoni e 10 di Spade



1ª parte
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3ª parte
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5ª parte
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ulteriori riferimenti al tarocco si possono trovare nei siti Trionfi e The Hermitage



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di Mitelli
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